La Regione Lombardia esprime nuove perplessità sulla riforma dell’istruzione professionale. Perplessità che si portano avanti dalla riforma Moratti del 2003 quando l’istruzione professionale venne trasformata in una copia dell’istruzione tecnica.
La successiva soppressione delle Direzioni generali, e poi la riforma Moratti del 2003, con l’eliminazione della qualifica triennale (si chiamava “diploma di qualifica”), trasformarono l’istruzione professionale, che pure continuava ad accogliere una cospicua percentuale di studenti (il 20 e più per cento) in una copia sbiadita – tranne che per l’indirizzo alberghiero e della ristorazione – dell’istruzione tecnica.
La nuova riforma da alle Regioni una rinnovata importanza e un riconoscimento dei percorsi professionalizzanti. Ma è importante evitare forme ibride tra i percorsi di istruzione professionale e formazione professionale, come invece sembra puntare il decreto.
Di questi temi si parlerà sicuramente agli “Stati generali della formazione professionale lombarda – Ready to work!, Lavoro per imparare”, organizzati da Regione Lombardia, che si terranno il 17 febbraio a Milano, con la partecipazione, tra gli altri, dei sottosegretari all’istruzione e al lavoro Gabriele Toccafondi e Luigi Bobba e dell’assessore lombardo Valentina Aprea.
L’ipotesi di un terzo anno con rilascio della qualifica, in alternativa al terzo anno del percorso quinquennale, sembra non piacere alle Regioni. È sempre la Regione Lombardia a sollevare perplessità in tal senso. A ventilare questa ipotesi è l’art. 6, comma 2, dello schema di decreto legislativo.
Al fine di facilitare e potenziare i raccordi con il sistema di istruzione e formazione professionale, le istituzioni scolastiche che offrono percorsi di istruzione professionale possono ampliare la propria offerta formativa a norma dell’articolo 9 del decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, anche per la realizzazione, a conclusione del biennio, di un terzo anno, in cui lo studente può conseguire, in classi distinte da quelle in cui proseguono i percorsi quinquennali, le qualifiche professionali di cui all’articolo 17 del decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226.
Sarà da vedere se la riforma prevederà una forma di collaborazione vera e propria, o se i percorsi di istruzione professionale e di formazione professionale saranno a tutti gli effetti concorrenti.
Fonte: Tuttoscuola