Riforma Buona Scuola: come cambia l’Istruzione Professionale

Nella riforma Buona Scuola via libera ad alcune deleghe. Si va verso l'armonizzazione di Istruzione e Formazione Professionale.

IeFP tra le deleghe della riforma buona scuola

Il Governo ha dato il via libera alle deleghe per la riforma Buona Scuola, tra le quali vi è anche quella inerente l’Istruzione Professionale che dovrebbe diventare un tutt’uno con la Formazione Professionale armonizzando di fatto queste due realtà. L’Istruzione Professionale non sarà quindi più legata all’Istruzione Tecnica.

Saranno sempre percorsi formativi della durata di 5 anni (biennio + triennio), suddivisi in 11 indirizzi di studio, e dovrebbero prevedere una partecipazione attiva delle Regioni, chiamate a dare indicazioni sui percorsi più idonei alle esigenze del territorio di loro competenza. Verrà inoltre dato maggiore respiro alle ore di laboratorio, al fine di migliorare l’inserimento degli studenti nel mondo del lavoro.

Quali saranno i percorsi di indirizzo previsti dalla riforma Buona Scuola?

Il biennio prevederà il 40% del monte ore dedicato agli insegnamenti di indirizzo e alle attività di laboratorio, il 10% del monte ore dedicato alla personalizzazione degli apprendimenti e all’alternanza scuola-lavoro, il 50% del monte ore dedicato agli insegnamenti generali. Il triennio prevederà il 55% dedicato agli insegnamenti di indirizzo e il 45% dedicato agli insegnamenti generali.

I percorsi saranno 11, così indicati dal documento del MIUR:

  1. servizi per l’agricoltura;
  2. servizi per lo sviluppo rurale e la silvicoltura;
  3. pesca commerciale e produzioni ittiche;
  4. artigianato per il Made in Italy;
  5. manutenzione e assistenza tecnica;
  6. gestione delle acque e risanamento ambientale;
  7. servizi commerciali; enogastronomia e ospitalità alberghiera;
  8. servizi culturali e dello spettacolo;
  9. servizi per la sanità e l’assistenza sociale;
  10. arti ausiliarie delle professioni sanitarie: odontotecnico;
  11. arti ausiliarie delle professioni sanitarie: ottico.

La riforma prevede la creazione di una rete nazionale delle Scuole Professionali, che riunirà Istituti scolastici (statali e paritari) professionali e istituzioni formative accreditate per fornire percorsi di Istruzione e Formazione professionale che rimarranno comunque di competenza regionale. Viene inoltre riconosciuta alle scuole la possibilità di ampliare l’offerta formativa anche attraverso la realizzazione di percorsi di qualifica professionale, sempreché previsti dalla programmazione regionale.

Le criticità emerse

L’Assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro della Regione Lombardia, Valentina Aprea, in un’intervista riportata dal portale OrizzonteScuola.it, sottolinea alcune criticità della riforma dovute al mancato coinvolgimento delle Regioni nel processo di definizione delle deleghe, Regioni che non sono state chiamate per un confronto tecnico sui temi introdotti dalla riforma Buona Scuola. In particolare, sull’Istruzione e Formazione Professionale, l’Assessore Aprea commenta:

Guardiamo con attenzione alla delega sul riordino dell’istruzione professionale sulla quale ho già avuto modo di esprimere in più occasioni le mie preoccupazioni. Il rischio è che il sistema prefigurato dal Governo sia poco coordinato con i diversi sistemi di Istruzione e Formazione Professionale (IeFP) realizzati a livello regionale a scapito della costruzione di un moderno sistema VET sull’esempio europeo. L’offerta nazionale deve essere coordinata e coerente con quella regionale per evitare duplicazioni e sovrapposizioni con l’obiettivo di rafforzare l’offerta di formazione professionale sul territorio evitando di snaturarla. Non vogliamo che un sistema inefficace a livello nazionale vanifichi gli ottimi risultati di sistemi efficaci come quello lombardo (ndr. e come quello Veneto), pronto anche alle sfide del duale.

Sebbene il testo non sia ancora disponibile guardiamo con grande apprensione a un tentativo di scolasticizzazione dei percorsi professionali che devono essere orientati ai mestieri, all’imparare facendo e come tali ricondotti sotto la competenza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali che ha anche investito risorse per la sperimentazione del sistema duale nell’IeFP. A mio avviso l’attuale rigidità dei quadri orari e della gestione dei docenti che caratterizza l’attuale sistema di istruzione professionale potrebbero rappresentare un reale ostacolo alla costruzione di un modello VET a livello nazionale.

Aspettiamo di leggere il contenuto dei provvedimenti per un giudizio più compiuto ma ci auguriamo un atteggiamento collaborativo da parte del Ministero dell’Istruzione dell’Università e delle Ricerca, aperto al dialogo per il miglioramento di eventuali criticità dei dispositivi.

Il testo della riforma deve ancora essere approvato in via definitiva.

Condividi questa notizia!