Secondo gli ultimi dati riportati dal portale Italian Network, il Veneto ha ricominciato a crescere trainando nuovamente l’economia italiana. Grazie anche al talento dei propri giovani. Una menzione particolare al settore della produzione meccanica, alla moda e all’agroalimentare. Record per il turismo, che si conferma il settore più importante per l’economia Veneta.
Confermata l’efficienza del nostro sistema formativo, con gli abbandoni scolastici che registrano la percentuale più bassa in Italia. Bene anche la percentuale dei Neet, la più bassa in Italia dopo il Trentino Alto Adige.
Rapporto statistico 2017
E’ il Veneto dei talenti, delle ‘abilità’ e del ‘saper fare’ quello tratteggiato dall’edizione 2017 del Rapporto Statistico. Una regione che ha tenuto e che cresce nonostante la crisi, ed è tornata ad essere la ‘locomotiva’ del ‘made in Italy’, dove l’occupazione ha ripreso ad aumentare, grazie anche al talento e alla buona volontà dei suoi giovani e alla tenuta reddituale delle famiglie. Non mancano però le zone d’ombra, rivelate dagli indici di povertà (in crescita) e di disuguaglianza sociale.
IL VENETO PRODUCE E CRESCE. I principali indicatori dell’economia confermano che il Veneto nel 2016 ha agganciato la ripresa. E i dati tendenziali sui primi mesi 2017 confermano che l’economia veneta sta crescendo più del contesto nazionale.
Il Pil lo scorso anno è cresciuto dell’1,2%, (a fronte di una media nazionale del +0,9%), grazie all’export, che proprio nel 2016 ha raggiunto il suo massimo storico: con 58,2 miliari di euro di fatturato estero, in crescita del’1,3% annuo, il Veneto è la seconda regione italiana per interscambio con l’estero.
Il fatturato estero delle produzioni meccaniche cresce del +2,4% e nel 2016 raggiunge un ammontare pari al 20% dell’export regionale. L’export veneto della moda nel mondo vale una decina di miliardi tra abbigliamento, accessori e calzature, e rimane sui valori dell’anno precedente.
Ma è l’agroalimentare a fare ‘fuochi d’artificio’ con un export che lo scorso anno ha sfiorato i 6 miliardi di euro (+7% nel 2016 e + 10,4% la crescita nel primo trimestre 2017) e il boom del vino, che ha superato per la prima volta il tetto dei 2 miliardi di euro di esportazioni (+9%) . La performance migliore spetta allo spumante che cresce tra il 2011 ed il 2016 del 225% e del 25,1% solamente tra il 2015 ed il 2016, sfiorando il record di 700 milioni di euro. Il miglior partner commerciale nell’export dei vini è il Regno Unito (+17.7% rispetto al 2015), in crescita del 132,1% negli ultimi sei anni.
IL TURISMO. Il Veneto ha realizzato un nuovo record storico, per numero di turisti e pernottamenti. Il 2016 si è chiuso, infatti, con 17,9 milioni di arrivi (+3,5% rispetto al 2015) e 65,4 milioni di presenze (+3,4%), cifre mai raggiunte prima. Il turismo rappresenta il settore più importante per l’economia veneta: i circa 11,3 miliardi di euro prodotti dalla lunga filiera del settore nel 2015, rappresentano l’8,3% del PIL regionale. Nel panorama europeo nel 2015, il Veneto si colloca in 4° posizione tra le regioni europee in quanto ad arrivi di turisti, dopo Île de France, Catalogna e Andalusia e in 6° posizione per numero di pernottamenti (notti trascorse in strutture ricettive). Le prime stime provvisorie dell’andamento del turismo in Veneto nel periodo gennaio-aprile 2017 indicano per l’aggregato alberghi, campeggi e villaggi turistici un incremento di arrivi e presenze attorno al 10%.
IL LAVORO. Nel 2016 l’occupazione in Veneto torna a salire in modo significativo e la disoccupazione continua a scendere: sono 2.081.205 i veneti occupati, (l’1,4% in più dell’anno scorso) con un tasso del 64,7% contro il 63,6% del 2015, mentre le persone che cercano lavoro sono 151.103, il 3,5% in meno del 2015, con un tasso di disoccupazione pari al 6,8% contro il 7,1% dell’anno prima. Ben tre province venete rientrano nei primi dieci posti della classifica nazionale per il tasso di disoccupazione più basso (Verona col 5,3%, Vicenza e Belluno col 6,2%). Il 2017 si apre con la crescita dell’occupazione: rispetto ad un anno fa, in Veneto nel primo trimestre, aumentano gli occupati del 3,1% registrando un tasso pari al 65,3%, ovvero quasi 2 punti percentuali in più dell’anno scorso.
I GIOVANI. Nel 2016 la quota degli abbandoni scolastici si è fermata al 6,9%, la percentuale più bassa in Italia dopo l’Umbria. Nel contempo cresce il numero dei laureati: trai 30-34enni i giovani con istruzione universitaria sono il 29,6%, superando così il target del 26% fissato dal governo italiano per il 2020. Il 60,4% dei diplomati trova lavoro nell’arco di un anno e, tra i laureati, oltre l’89 % ha un lavoro a distanza di 4 anni dal conseguimento del titolo (la percentuale nazionale oscilla tra lì’82 e l’83 per cento). Va anche detto, però, che il 40,4 % dei laureati è sottoinquadrato: pur di lavorare, i giovani accettano anche mansioni che poco o nulla hanno a che fare con il titolo di studio conseguito.
Coerente con questo dato è anche quello relativo ai giovani che non studiano e non lavorano (i cosiddetti Neet): in Veneto sono 109.680, cioè il 15,6% dei ragazzi tra i 15 e i 29 anni, la seconda percentuale più bassa dopo il Trentino Alto Adige.
Ma per la prima volta nella storia i giovani sono più poveri dei loro padri da giovani, perché l’ascensore sociale non funziona o funziona male: nel confronto con 25 anni fa, i giovani di oggi hanno un reddito inferiore del 26,5% (periodo 1991-2004). Le nuove generazioni continuano ad essere le più penalizzate: i giovani si trovano oggi particolarmente scoperti di opportunità e stanno subendo più di altri i pesanti contraccolpi della crisi. Il rischio povertà ed esclusione sociale sale al 18,1% per i minori e al 18,4% per i giovani 18-34 anni (in Italia rispettivamente il 33,5% e 35,4%), in progressivo aumento negli ultimi anni.
GIUSTIZIA SOCIALE E POVERTÀ. In media le famiglie venete guadagnano più della media nazionale (38.075 euro all’anno vs. 35.017 euro) e il rischio povertà è più contenuto: il 16,8% della popolazione è a rischio, contro una media nazionale del 28,7 ed europea del 23,7%. Ma la disparità rimane un problema preoccupante: il 10% più ricco della popolazione accumula da solo 5 volte il reddito a disposizione del 10% più povero (8,5 volte in Italia). Nel 2015 circa 828 mila persone in Veneto avevano un reddito inferire alla cosiddetta ‘minima sociale’ (+ 25 mila rispetto al 2014).
INFANZIA. In Veneto è buona l’offerta di servizi sociali alla prima infanzia, che accolgono il 22% dei bambini sotto i 3 anni, un risultato discreto nel panorama italiano (20,5%), anche se lontano dal 33% del target europeo. Ma il ricorso a nidi e servizi per la prima infanzia è appannaggio soprattutto delle donne con i titoli di studio più elevati. In Veneto una neomamma su 5 (il 20,9 %) lascia o perde il lavoro e, quando si licenzia, nel 70% dei casi è perché le condizioni lavorative sono divenute inconciliabili con la possibilità di prestare le cure alla famiglia. Massiccio, infatti, il ricorso al part-time da parte delle donne, rispetto alla componente maschile: in Veneto, il 34% delle occupate lavora in part-time (30% in Europa), il sesto valore più elevato tra le regioni italiane, contro il 6% degli uomini, il valore più basso in Italia.
LA MOBILITÀ. Gli studenti e i lavoratori in Veneto utilizzano poco il mezzo pubblico: nel 2016 sono stati il 5,9% (rispetto al’8,5% della media italiana), anche se la domanda di trasporto pubblico locale in Veneto è aumentata negli ultimi sei anni di oltre 23 milioni di passeggeri. Alti gli indici di motorizzazione e di traffico merci su strada: grazie anche ad una dotazione infrastrutturale migliore della media italiana (3 km di autostrada rispetto a 2,2 ogni 100 kmq e 6,5 km di binari rispetto ai 5,6 ogni 100 kmq del resto d’Italia) il Veneto conta 613 veicoli ogni mille abitanti (la media europea è 616), vanta migliori tempi di percorrenza verso i nodi urbani e logistici (40 minuti in media contro i 51,8 italiani), ha un indice di traffico merci su strada è pari a 24,4 tonnellate per abitante, al di sopra della media nazionale di 15,4. Il sistema aeroportuale veneto è il terzo in Italia per numero di passeggeri (15 milioni) e il porto di Venezia registra un aumento costante di container (+33% tra il 2014 e il 2016) e di crocieristi (+1,5% rispetto al 2015)
“Se il Pil in Veneto ammonta a 31.600 euro pro capite e continua a crescere, e a ritmo più sostenuto delle altre regioni d’Italia, è perché questa Regione ha saputo imboccare la strada giusta. Con il piano straordinario per il lavoro abbiamo investito risorse per oltre 700 milioni, riuscendo così a contenere il tasso di disoccupazione al 6,8%, mentre nel resto del paese tocca il 12%”. Il presidente del Veneto Luca Zaia ha spiegato così il trend dei dati 2017 presentando alla stampa l’ultima edizione del rapporto Statistico 2017 della Regione Veneto, che fotografa ‘performances’ da record per prodotto interno lordo, export, turismo, agroalimentare e abilità produttive della regione.
“Nonostante la pressione fiscale più alta d’Europa e un residuo fiscale di 21 miliardi di euro, che misura lo squilibrio tra quanto il Veneto produce e quanto riceve in trasferimenti e servizi dallo Stato – ha sottolineato Zaia – l’economia del Veneto, e in particolare delle sue piccole e medie imprese, continua a mantenere il segno ‘più’ in tutti i suoi principali indicatori”.
Quanto alla crescita delle disuguaglianze sociali e al rischio di povertà ed esclusione sociale, che appare in aumento anche in Veneto, arrivando a coinvolgere un abitante su 6, per il governatore del Veneto è l’”inevitabile” effetto della compressione dei ceti medi: “E’ sparita la classe media, vittima di una politica oppressiva e falsamente egualitaria – ha affermato – che ha dimenticato l’antico motto ‘quando il ricco guadagna anche il povero magna’. Ricordo che quando il governo Monti si è insediato, tra i primi provvedimenti adottati ha pensato di tassare barche e yacht, affossando così tutto il settore della nautica da diporto e della cantieristica e relativi posti di lavoro”.
“Impoverimento e povertà – ha concluso il presidente del Veneto – sono una emergenza che si contrasta creando occupazione e difendendo i posti di lavoro, non con misure assistenzialistiche o denari a pioggia. Gli indicatori sulla formazione e sull’occupazione giovanile in Veneto dimostrano che qui il sistema delle istituzioni e delle imprese, grazie anche alla solida esperienza degli enti di formazione professionale, riesce ad offrire più opportunità che altrove”.
Fonte: Italian Network