Questa pubblicazione è la terza di una serie prodotta nell’ambito del progetto CEDEFOP “La natura mutevole e il ruolo dell’Istruzione e Formazione Professionale (2016-18). In questo articolo introduciamo il report sulla IeFP in Italia.
Sulla base dell’analisi degli sviluppi avvenuti negli ultimi due decenni (1995-2015), la relazione fornisce importanti informazioni sulla reattività dei sistemi nazionali di Istruzione e Formazione Professionale. In particolare in relazione ai cambiamenti demografici, della tecnologia e dell’economia. Basandosi su dettagliati studi di casi nazionali, il rapporto dimostra come “grandi shock” (ad es. la caduta del muro di Berlino oppure la crisi economica del 2008) e le riforme politiche nazionali abbiano cambiato l’educazione europea e il panorama della formazione.
IL PANORAMA DELLA IeFP IN ITALIA
L’Italia ha affrontato grandi sfide nelle sue performance economiche ed è stata colpita da un lungo periodo di stagnazione. Negli ultimi 12 anni, è stato classificato tra i cinque paesi più bassi tra gli Stati membri dell’Unione europea in termini di crescita del PIL reale. Le discrepanze nelle competenze e le transizioni da scuola a mercato del lavoro hanno contribuito allo sviluppo della situazione attuale. La Commissione europea, attraverso le sue iniziative negli ultimi due decenni, ha cercato di indirizzare le politiche e le disposizioni in materia di istruzione e formazione professionale in tutta Europa. Gli effetti sono visibili in Italia nella recente definizione degli standard nazionali; ma il sistema italiano di IeFP non è ancora al livello degli Stati membri più avanzati.
I cambiamenti legislativi hanno interessato la Formazione Professionale Iniziale italiana fina dagli anni cinquanta, quando la formazione era rivolta principalmente ai giovani con bassi livelli di abilità. Il sistema è stato successivamente decentralizzato alle Regioni, per tenere conto delle differenze esistenti nel paese (ad esempio in termini di livelli di occupazione) e per riflettere ciò che era originariamente previsto nella Costituzione italiana. Inoltre, la durata dell’apprendistato è stata estesa per i successivi tre decenni. Dagli anni ’80, il sistema di IeFP italiano ha iniziato a far fronte a sfide economiche quali la deindustrializzazione, il ruolo del lavoro per l’inclusione sociale, l’adattamento ai cambiamenti tecnologici e il fornire l’apprendimento permanente per evitare l’obsolescenza delle competenze. L’IeFP regionale, tuttavia, non è stata all’altezza di queste sfide e negli anni ’90 è entrata in un periodo di declino che è durato fino agli anni 2000, quando è entrato a far parte del sistema nazionale di formazione e istruzione.
L’IeFP in Italia ha subito un gran numero di cambiamenti. Non è possibile avere dati precisi sul sistema completo e sul numero di persone iscritte nel sistema.
La sfida demografica ha avuto un’influenza indiretta sulla formazione dell’IeFP iniziale. L’influenza del cambiamento demografico è visibile sotto forma di competizione tra scuole secondarie superiori e enti della IeFP in Italia.
In Italia, l’espressione “cambiamento tecnologico” ha tradizionalmente un significato e un’attenzione molto specifici nel contesto dei corsi regionali di formazione professionale iniziale (un significato che di solito è stato, con qualche eccezione, abbastanza lontano dalla concezione strategica e high-tech generalmente usata in Politiche dell’UE). Solo negli ultimi anni, con l’istituzionalizzazione del segmento di istruzione e formazione professionale post-secondario, l’Italia si è impegnata attivamente a promuovere e sostenere l’innovazione tecnologica pienamente inserita nel sistema di istruzione e formazione professionale regionale.
In Italia, la principale caratteristica macroeconomica che interessa l’IeFP iniziale regionale è la disoccupazione giovanile. Il tasso di disoccupazione per i giovani di 15-24 anni è aumentato dal 21,2% nel 2008 al 40,1% alla fine del 2016. Inoltre, il 24,3% degli italiani di età inferiore ai 30 anni non era in formazione o in impiego, rendendo così l’Italia il paese con i risultati peggiori dopo Turchia e Grecia.
Vi sono altri tre fattori rilevanti che devono essere menzionati e che influiscono sui risultati dei percorsi di Formazione Professionale: il primo è rappresentato dalla struttura istituzionale dell’IeFP iniziale. Un secondo fattore è il rapporto tra IeFP iniziale regionale e istruzione secondaria superiore, da un lato, e università, dall’altro. L’ultimo fattore è la riduzione del finanziamento dedicato all’IeFP iniziale regionale.
Se il sistema di IeFP in Italia continuerà lungo la sua traiettoria corrente, i risultati più probabili saranno i seguenti:
- un sistema concentrato (in termini di studenti) in alcune aree dell’Italia;
- lo sviluppo del segmento post-secondario dipenderà in gran parte dalle situazioni locali e dalla disponibilità di finanziamenti adeguati. Un sistema in cui la forte cooperazione con aziende e organizzazioni di produzione / servizi diventerà progressivamente la caratteristica distintiva;
- un sistema in cui l’apprendistato si svilupperà principalmente con riferimento al certificato triennale e al diploma quadriennale;
- un sistema che continuerà ad essere instabile e scarsamente istituzionalizzato perché manca di finanziamenti continui e a lungo termine.
APPROFONDIRE LA RELAZIONE
La relazione integrale è disponibile sul sito del CEDEFOP, dove è possibile scaricare il focus riferito all’Istruzione e Formazione Professionale in Italia. Potete accedere al portale da qui.
Hai trovato interessante questo articolo? Condividi la tua opinione sui social taggando la nostra pagina @CNOSFAPveneto, o scrivici a redazione@cnosfapveneto.it. Raccoglieremo i migliori spunti di riflessione e li aggiungeremo a questo articolo.