Istruzione e gioventù nell’Unione europea – Sfide attuali e prospettive future

Questo studio esamina possibili scenari per sviluppi futuri per i settori dell'istruzione e della gioventù. Analisi anche della situazione italiana.

CNOS-FAP Veneto Istruzione e gioventù nell'Unione europea - Sfide attuali e prospettive future

Segnaliamo questo studio pubblicato dal Parlamento europeo – Commissione Cultura ed Educazione.

Questo studio esamina possibili scenari (sia aspirazionali che distruttivi) per sviluppi futuri per i settori dell’istruzione e della gioventù.

Il ruolo dell’educazione nella vita di bambini e giovani è vitale per l’acquisizione di conoscenze e capacità che possano facilitare il loro sviluppo personale e professionale, garantendo allo stesso tempo il loro accesso e l’integrazione nel mercato del lavoro.

La ricerca ha dimostrato i vantaggi dell’investimento nell’educazione della prima infanzia e nella cura di risultati educativi, lavorativi, sociali ed economici.

PUNTI CHIAVE DEL DOCUMENTO

  • Perché l’istruzione e le politiche giovanili?
  • Qual è la situazione nell’UE in materia di istruzione e occupazione giovanile?
  • Qual è il quadro politico dell’UE in materia di istruzione e gioventù?
  • Quali sono gli obiettivi e l’approccio di questo studio?
  • Integrazione sociale
  • Occupazione giovanile
  • Competenze non corrispondenti
  • La necessità di approcci con più parti interessate
  • Cosa si può fare al riguardo? IFP, apprendimento permanente e mobilità
  • Migrazione
  • Nuove forme di comunicazione e partecipazione politica dei giovani
  • Libertà accademica nell’istruzione superiore
  • Scenari di istruzione futura per l’Unione europea
  • Opzione 1: apprendimento centrato sullo studente e percorsi flessibili
  • Opzione 2: apprendimento digitale inclusivo
  • Opzione 3: investimenti mirati nei primi anni
  • Opzione 4: sviluppo socio-emotivo e competenze trasversali
  • Opzione 5: rafforzare la professione di insegnante
  • Implicazioni politiche: apertura dei sistemi di istruzione per servire meglio le popolazioni dell’UE

DOVE VIENE MENZIONATA L’ITALIA

Pagina 15: … con i neolaureati ancora in svantaggio nel 2017 in diversi paesi (tra cui Italia, Grecia, Croazia e Spagna).

Pagina 16: In Italia, lo Stato membro con il più alto tasso di NEET, nel 2017 vi erano quattro volte più NEET rispetto alla Svezia.

Pagina 25 tabella: Persone di età compresa tra 16 e 24 anni a rischio di povertà o esclusione sociale.

Pagina 30: Gli Stati membri con il più alto tasso di disoccupazione giovanile sono la Grecia (39,9%), la Spagna (34,3%) e l’Italia (32,2%).

Pagina 31 tabella: Tasso di disoccupazione giovanile, 2013-2018 (% della popolazione attiva di età compresa tra 15 e 24 anni).

Pagina 36: Alcuni Stati membri hanno pertanto creato “liste ristrette” di professioni in cui i posti vacanti difficili da riempire sono comuni. Questi Stati membri includono Austria, Bulgaria, Francia, Italia e Spagna.

Pagina 38 tabella: Insufficienza scolastica e istruzione eccessiva nonché tasso di disoccupazione giovanile nell’UE dal 2010 (fonte: Floreani 2014, OCSE 2019).

Pagina 43 tabella: Giovani (15–29 anni) che non hanno un impiego, istruzione o formazione (NEET) nel 2017 (%).

Pagina 44: Sono disponibili dati per 18 Stati membri e paesi e la maggiore differenza in punti percentuali tra i giovani che lasciano il paese nativo e quelli nati all’estero si verifica in Italia (18,1 punti percentuali in più per i nati all’estero rispetto ai nativi) e in Spagna (16,3 punti percentuali più alto).

Pagina 45: La lotta ai tassi di abbandono dei giovani emarginati è stata al centro dell’agenda politica dell’UE. Nel 2008, partner di sei paesi – Grecia, Italia, Spagna, Portogallo, Austria e Paesi Bassi – hanno costituito un consorzio che ha istituito il progetto reAct (riattivazione di insegnanti e discenti).

Pagina 49: I paesi dell’Europa meridionale, tra cui Spagna, Portogallo, Italia e Francia, hanno registrato livelli ancora più bassi di fiducia politica.

Pagina 52: L’articolo del Times Higher Education ha anche scoperto che i paesi del nord Europa hanno un grado di autonomia più elevato rispetto ai paesi dell’Europa orientale e meridionale come Ungheria, Serbia, Croazia, Slovenia, Spagna e Italia.

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Il documento è in lingua inglese.

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