Vediamo insieme ad alcuni esperti dell’Unione Europa perché è fondamentale aiutare le persone più svantaggiate a raggiungere un riconoscimento delle competenze che gli possa offrire nuove opportunità nella società e nel mercato del lavoro.
In Italia il fenomeno dei lavoratori con basse competenze spendibili nel mercato del lavoro caratterizza circa il 30% della popolazione, che corrispondo a circa 13 milioni di individui. 70 milioni di persone in tutta Europa.
Una condizione che porta ad un elevato rischio di difficoltà occupazionali, con gravi ripercussioni sulla loro cittadinanza attiva e sulla loro inclusione sociale.
Ecco perché diventa fondamentale anche un riconoscimento delle competenze informali. Ossia di quelle competenze che vengono acquisite sul campo, con l’esperienza, e che non sono certificate da alcun titolo di studio.
Un lavoratore, se messo nelle condizioni di estrapolare le proprie competenze informali, spesso si meraviglia di quello che è in grado di fare senza esserne realmente consapevole. Chiunque sappia qualcosa, spesso vale qualcosa.
Non avere titoli non significa non sapere nulla. Saper riconoscere le competenze informali è spesso fondamentale per aiutare le persone in difficoltà. Per questo gli operatori specializzati devono munirsi di strumenti e metodologie specifiche che consentano loro di aiutare queste persone ad esprimere il loro potenziale.
Un percorso che può portare le persone in difficoltà a credere nuovamente in loro stesse. A riscoprire cosa sanno fare, e come lo sanno fare. Soprattutto per chi proviene da situazioni sociali particolarmente svantaggiate.
Stiamo parlando di un vero e proprio percorso di riconoscimento, validazione e certificazione delle competenze. Un tema molto sentito dalla Commissione Europea per la formazione degli adulti.
Riportiamo un video che nasce da un progetto INAPP co-finanziato dal programma Erasmus +. Un interessante punto della situazione su riconoscimento, validazione e certificazione delle competenze.
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