Presentato un pacchetto di proposte per gli ITS

Un pacchetto di proposte per gli ITS che deve dar loro maggiore autonomia e maggiori risorse. Fondamentale anche la comunicaizone a famiglie e studenti.

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Presentato un pacchetto di proposte per gli ITS, proposte concrete per inqudrare in modo definitivo questi percorsi. Risorse sempre più fondamentali per formare super tecnici specializzati richiesti dalle aziende del territorio. Che risultano occupati per l”82% dei diplomati.

Percorsi che oggi contano circa 9.000 studenti contro i 770.000 circa degli analoghi percorsi tedeschi. Percorsi che potrebbero evolversi anche nella formazione per gli adulti, nella riqualificazione e quindi nel reinserimento lavorativo delle persone svantaggiate.

Come già sottolineato più volte uno dei punti fondamentali per la crescita degli ITS sarà la comunicazione nei confronti di studenti, famiglie e aziende. Ancora troppo pochi conoscono queste realtà di eccellenza.

 

Regole semplici, a partire dalla governance. Finanziamenti stabili sulla base di piani triennali di sviluppo (offerta didattica, compresa). Percorsi di internazionalizzazione per gli studenti. Utilizzo generalizzato dell’alto apprendistato. Un raccordo più stretto con imprese e territori. Assieme al coinvolgimento diretto del ministero dello Sviluppo economico, al fianco di Miur e regioni, per spingere su innovazione e Industria 4.0.

Per gli Its, gli istituti tecnici superiori, l’unico segmento formativo terziario professionalizzante, non accademico, oggi esistente in Italia, è «indispensabile una legge quadro» che li faccia definitivamente decollare. La richiesta al Parlamento e al nuovo governo “giallo-verde” arriva da Confindustria, che ieri a Venezia Marghera, dopo un lavorio di approfondimento in tavoli tematici, durato diversi mesi, con aziende, territori e tutte le 96 Fondazioni (che gestiscono queste super scuole), ha presentato un pacchetto di proposte concrete per “invertire rotta”.

Gli Its contano appena 8/9mila studenti iscritti (in Germania, nelle Fachouchulen, analoghi istituti di istruzione terziaria non universitari, si sale a quasi 770mila). Eppure queste “super scuole di professionalizzazione tecnica e tecnologica” funzionano: l’82% dei neodiplomati è occupato; in quasi la metà dei casi con contratto a tempo indeterminato, e il 90% degli impieghi è coerente con il percorso di studio e lavoro svolto dal ragazzo. La ragione del successo il legame degli Its con il mondo del lavoro, il 30% della formazione è infatti “on the job” e almeno il 50% dei docenti proviene dal tessuto produttivo.

Il punto è che a una decina d’anni dal Dpcm che ha disciplinato le Fondazioni Its «è tempo di cambiamento – ha detto il vice presidente di Confindustria per il Capitale umano, Giovanni Brugnoli -. Intanto vanno potenziati orientamento e comunicazione nei confronti di studenti, famiglie e docenti. Va sviluppata, poi, anche attraverso la formula dell’Academy Its, la collaborazione con aziende, centri di ricerca, realtà locali e pubbliche». In quest’ottica, gli istituti tecnici superiori potrebbero, anche, consolidare il proprio raggio d’azione, promuovendo corsi per riqualificare lavoratori e disoccupati (nella gestione delle crisi aziendali); o , perché no, offrendo servizi alle imprese in collegamento con cluster, digital innovation hub, distretti.

Il salto in avanti è favorire una “autonomia compiuta” degli Its, e dare il “la”, ha aggiunto Brugnoli, a un vero sistema terziario professionalizzante, distinto dagli atenei. In tal senso, si potrebbe pensare a “leve fiscali” per incentivare la realizzazione e il trasferimento di progetti di studio e di sviluppo tecnologico; fino ad arrivare a una completa equiparazione studenti Its/studenti università nell’accesso ai benefici economici (quali, per esempio, school bonus, deducibilità delle rette e dei contributi a favore degli istituti tecnici superiori, riscatto titolo di studio).

Per rilanciare gli Its «serve un’azione di sistema, e la proposta di legge quadro avanzata dagli industriali è una ottima notizia»,- è il commento di Monica Poggio, presidente dell’Its Lombardia Meccatronica, e ad di Bayer. D’accordo anche Lucia Scattarelli, presidente dell’Its Cuccovillo Puglia (legato a un altro colosso, la Bosch), e Maria Raffaella Caprioglio, a capo di Umana (la prima agenzia per il lavoro privata che collabora con gli Its).

Disco verde alla proposta di Confindustria è giunto, inoltre, da Giovanni Biondi, presidente di Indire, e dagli assessori regionali, Elena Donazzan (Veneto), Melania Rizzoli (Lombardia) e Antonio Bartolini (Umbria), che rilanciano, molto, sul piano di comunicazione: «Gli Its sono un brand – chiosano -. Vanno fatti conoscere, soprattutto nelle scuole».

Fonte: Sole24Ore

 


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